LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN SICILIA” DISPONIBILE IN DVD

Con questo film, l’arte dell’animazione italiana scrive un capitolo importante. Fedele all’origine letteraria (un racconto del 1945 scritto e illustrato da Dino Buzzati), la vicenda è ambientata in una favolistica Sicilia arcaica. Racconta la storia di Leonzio, re degli orsi, che si decide a scendere dalle montagne con il suo popolo tormentato dalla fame e dall’inverno in città, fra gli esseri umani, per ritrovare suo figlio Tonio, rapito anni prima mentre lui gli insegnava a pescare il salmone. I disegni e la regia sono di Lorenzo Mattotti, uno dei più grandi fumettisti italiani: molti ricorderanno la sua confezione grafica del “Pinocchio” di Enzo D’Alò. Ma la convivenza fra orsi e umani non sarà facile. Leonzio ritrova sì Tonio, ormai cresciuto, ma a caro prezzo. Il primo tema del film è proprio questo: l’armonia sociale è possibile? Nel nostro DNA pesano secoli di rivalità tra Guelfi e Ghibellini o tra Montecchi e Capuleti… Uomini e orsi non possono vivere insieme pacificamente? Il fascino del film (e della favola letteraria) è in questo percorso interiore fra paura e accoglienza del “diverso”, percepito come “nemico”. Ma il secondo tema della storia è ancora più impegnativo: l’essere umano è capace di corrompere qualsiasi condizione sociale? C’è qualcosa nel cuore dell’uomo che sembra non si possa mai riscattare dalle tenebre. Ecco la forza del film, magnificamente disegnato e realizzato da Mattotti. Quella di metterci davanti a domande serissime e ultimative. Il vero “orso” è l’essere umano? Chissà… Intanto, “la vita sulle montagne è più semplice”, sospira re Leonzio, che adesso è sovrano di tutta la Sicilia, umana e animale. La vita a contatto con la natura appare più ordinata, pulita e desiderabile. Niente intrighi, sete di potere, vanità. Tra le righe, Buzzati parlava della necessità di superare i contrasti nel secondo Dopoguerra, mentre Mattotti fa pensare a quella dell’accoglienza di profughi e migranti. In ogni caso, il messaggio è chiaro: la convivenza è una sfida difficile e controversa, ma è anche la sola strada percorribile in un mondo che vuole immaginare un futuro migliore per tutti. (G.M.)

Scandalose apparizioni”: firme di donne e giornalismo femminile

dal 1804 al 1943 (di Carla Caputo)

Dispostissime a trarre profitto da’ i fogli periodici”. Così scriveva Cesare Beccaria, nel 1765 su “Il Caffè”, a proposito della volontà delle donne di scrivere su <<i fogli periodici>> ovvero sui giornali, concretizzando così quel passaggio definito come “dalla piuma alla penna”. In questo articolo cercheremo, per quanto ci è possibile, di approfondire un fenomeno che venne a verificarsi nella seconda metà del Settecento nel panorama italiano. Il fenomeno in questione è “scandaloso”, poiché vede per la prima volta una donna impugnare una penna per la stesura di un articolo e, addirittura, in prima linea per fondare veri e propri periodici. In quell’epoca, la donna già faceva passi in avanti nel mondo della cultura, imponendosi nell’immaginario collettivo come la donna-lettrice, binomio che sarà stato, poi, stereotipo e oggetto di vere e proprie iconografie che vedevano raffigurata la donna intenta a leggere un libro. La lettura, infatti, nella seconda metà del 1700, divenne un fatto di costume, una moda, alla quale prestarono attenzione anche i produttori: i mobilieri iniziarono a proporre alle donne sedie a sdraio con leggii e toelette utilizzabili come scrittoi, ma anche leggii speciali che consentivano di leggere e nello stesso tempo filare, cucire o lavorare a maglia. Nacque, addirittura, un nuovo capo d’abbigliamento, la liseuse, destinato ad accompagnare la lettura. I piccoli passi divennero – potremmo definire ironicamente – da gigante nel momento in cui, a Firenze, intorno al 1770, nacquero i primi periodici rivolti espressamente alle donne. Questi erano impegnati a fornire consigli e suggerimenti alle dame, alle giovani spose e alle figlie assennate, con l’obiettivo di dilettare educando, come si evidenzia già dai titoli: La Toelette, Biblioteca Galante, Giornale delle Dame. Successivamente, i giornali delle donne e per le donne iniziarono ad assumere un carattere differente, fino a trattare temi come la politica. In questa sede parleremo di cinque giornali che – a mio avviso – sono spiegazione esemplificativa di questo passaggio da giornale “pedagogico – morale” a quel tipo giornale che intendiamo oggi. Vedremo, anche, che certe caratteristiche e prerogative del giornalismo femminile resteranno sempre le stesse, soprattutto nell’arco temporale qui circoscritto. I giornali sono i seguenti: “Il Corriere delle Dame” (1804-1875), “La Donna Italiana” (1848), “Il Circolo della donna italiana” (1848), “Regina” (1904-1920) e “La Donna Italiana” (1924-1943).

Il Corriere delle Dame è una testata milanese fondata nel 1804 da Carolina Arienti, che ne fu anche la prima direttrice, e dal marito Giuseppe Lattanzi. È uno dei giornali femminili di più lunga durata che pubblicherà fino al 1875. Il Corriere delle Dame rientra nella tipologia delle prime riviste di consumo, di intrattenimento e di moda che nacquero all’inizio dell’Ottocento e che furono modellate sul formato delle gazzette settecentesche, ma nonostante ciò, velatamente, trattava anche tematiche allora ritenute prettamente di interesse maschile, come la politica appunto. La Donna Italiana rientra nel gruppo di fogli patriottici fondati da donne tra il 1848 e il 1861. Si tratta di pubblicazioni che invitano a riflettere sul ruolo della donna nel contesto politico che si viene delineando nel periodo dei fermenti rivoluzionari e unitari. Il Circolo delle donne italiane nasce ad opera di un gruppo di donne di Venezia che si riunisce a turno nelle abitazioni delle socie. Pur essendo stato pubblicato per un periodo molto breve, Il Circolo delle Donne Italiane rappresenta una testimonianza importante del giornalismo femminile dell’epoca, in quanto non contiene nessuna rubrica destinata alla moda o ai consigli per la famiglia ma esclusivamente notizie di carattere politico e militare. Probabilmente anche questo contribuì alla rapida conclusione dell’iniziativa, in quanto la società italiana non era ancora pronta per accettare un’esperienza giornalistica femminile di questo tipo. Regina fu una rivista napoletana, nata dalla separazione di Scarfoglio e Matilde Serao, e pubblicò dal maggio del 1904 al giugno del 1920. Caratterizzata da una impaginazione elegante, belle illustrazioni e fregi di sapore liberty, offriva al suo pubblico tutto ciò che una donna del bel mondo doveva sapere nel campo della cultura, dell’arte, della moda, del tempo libero. Le copertine erano dedicate alle nobildonne più in vista, presentate come modelli femminili. A merito di questa rivista va anche ascritto il grande interesse per l’emancipazione femminile. In ultimo, La Donna Italiana fu una rivista romana di orientamento cattolico. Nasce nel 1924 ad opera di Maria Grazia Zopegni che la dirigerà fino al 1943, anno in cui il giornale verrà chiuso. Nei vent’anni di pubblicazione La Donna italiana si spostò da un’iniziale posizione di apertura verso alcune aree del femminismo ad una posizione conservatrice ed in linea con la politica fascista, soprattutto attraverso gli articoli di Teresa Labriola.

Da quanto abbiamo potuto constatare, in quest’arco temporale vediamo un tentativo, importante ed essenziale, di emancipazione femminile attraverso la penna, ma ancora condizionato dalle logiche maschilistiche e politiche del tempo. Ma, nonostante ciò e nonostante ancora oggi esistano differenze tra giornalisti e giornaliste, dobbiamo essere grate a queste “nonne-giornaliste”, che con impegno e dedizione, e perché no, anche rischiando, ci hanno portate fin qui, ottenendo importanti riconoscimenti. La firma rosa è rappresentativa di quel mondo che, come scrive Gegia Celotti, compone l’altra metà del cielo.

NOVITA’ EDITORIALE: “PICCOLI MONDI DI CARTA” DI GIANNI MARITATI, EDITO DA MASCIULLI (COMUNICATO STAMPA)

Di fronte all’ampia e dolorosa crisi provocata dall’emergenza sanitaria, in Italia e nel mondo, servono libri che ci aiutano a rinnovare idee e comportamenti, a inventare un nuovo futuro. In questa prospettiva esce in libreria il 15 giugno prossimo “Piccoli mondi di carta” del giornalista Gianni Maritati (Masciulli Edizioni). Un saggio che tocca temi oggi più che mai attuali, come la potenza rivoluzionaria della lettura e della poesia, la portata educativa del cinema d’animazione, la necessità di riscoprire valori appannati come la tolleranza e l’accoglienza, la lotta al degrado delle relazioni sociali. La prefazione è firmata dalla poetessa Silvia Elena Di Donato, che sottolinea “la gioia di inventare e la libertà di condividere che s’indovinano nella intelligente e dirompente mitezza delle pagine di Gianni Maritati, sentieri oltre ogni individualismo, che tracciano un orizzonte a portata di mano per un tempo nuovo di letizia”. L’autore parla scherzosamente anche delle sue “proposte indecenti”. Eccone qualcuna: festeggiare anche il “semicompleanno”, promuovere il concetto dei libri come sangue della cultura, diffondere la distribuzione differenziata della memoria, prendere le distanze dall’“automitologia” e dal “confrontismo”, sfuggire al disagio della “parolaccia passiva”, guidare “l’auto della gentilezza”… Filo conduttore: allontanarsi dal “gregge”, rompere gli schemi, fuggire in avanti ispirati da una follia creativa e costruttiva. L’autore devolverà i diritti d’autore per sostenere una grande Istituzione culturale o un importante restauro. La copertina è di Maria Zaccagnini.

Per contatti: masciulliedizioni@gmail.com; g,maritati@tiscali.it

Per prenotare copie: https//www.masciulliedizioni.com/prodotto/piccoli-mondi-di-carta/

Gli errori che hanno cambiato la storia” di Gianni Fazzini (Comunicato stampa)

I libri di storia, in particolare i manuali, sono soliti presentare i fatti come una successione ordinata di eventi. Questo ha motivazioni didattiche e presenta anche certi vantaggi, ma in generale non aiuta il lettore a calarsi nel divenire storico. Presenta inoltre un grave difetto: lascia credere che, date certe premesse ad un fatto, le conseguenze fossero inevitabili. Inoltre, questo modo di procedere minimizza il ruolo del caso nella Storia facendoci dimenticare che moltissimi eventi, anche così importanti da essere stati letali per migliaia di persone, sono stati decisi in realtà da avvenimenti casuali. Un posto particolare è occupato dalle traduzioni. E proprio del ruolo delle traduzioni nella storia che questo libro dello storico Gianni Fazzini si occupa. Dalla prefazione di Franco Onorati leggiamo: … sotto la pelle degli avvenimenti che hanno segnato, nel bene ma quasi sempre nel male, lo scorrere dei secoli si insinuano figure di secondo piano, oscuri copisti, anonimi gazzettieri, disinvolti tipografi, ognuno dei quali con i propri errori ha maldestramente influito sugli eventi nei quali ha giocato un ruolo nefasto, anche se di rilevanza minore; nefasto al punto da determinare conseguenze negative e durevoli nella storia dell’umanità. Fazzini si è dunque cimentato nella individuazione di quei casi in cui il tradimento operato da questi comprimari della storia, generalmente riconducibili alla figura del traduttore, ha deciso perché gli eventi andassero in un senso contrario a quello enunciato nel documento “tradito” e non “tradotto”. L’abbazia di Montecassino bombardata dagli Alleati ad esempio – un disastro sotto ogni punto di vista (umano, culturale e per gli Alleati anche strategico e militare) – fu dovuta all’errata interpretazione di un ufficiale inglese che, intercettando dei messaggi tedeschi, confuse la parola Abt, cioè Abate, con Abteilung, ovvero battaglione militare. Undici sono i casi considerati, che in relazione al peso specifico di ciascuno, Fazzini distingue in due categorie: quella definita dei “grandi drammi” – che sono sei – e quella dei “drammi minori”. In un procedimento a ritroso: • si parte dal Novecento, con i casi di Montecassino e di Hiroshima; • per passare all’Ottocento, ove il focus è rivolto alla sconfitta italiana di Adua e alla guerra franco-prussiana; • segue una finestra sulla seconda guerra punica;
• per chiudere questa sessione con l’epistolario di fine Settecento fra Jefferson e l’italiano Mazzei.

Altra musica nella seconda parte del libro, quella dedicata ai casi minori: qui Fazzini si sposta dalla storia alla cronaca, sia questa scientifica, come nel caso dei “canali” di Marte nei quali parecchi astronomi videro le prove dell’esistenza della vita sul Pianeta rosso; sia quella culturale, ed è il caso della simpatica trouvaille occorsa al romanzo di Thomas Mann Der Zauberberg, titolo che la prima traduttrice dell’opera (Bice Giachetti-Sorteni) mutò in La montagna incantata invece che – come avrebbe dovuto – in La montagna magica: e qui si dà il caso di un errore che pur riconosciuto come tale si è imposto anche a molti dei successivi traduttori, per la forza d’inerzia e per ragioni prevalentemente commerciali. La mappa dei canali di Marte realizzata dall’astronomo Schiaparelli nella seconda metà dell’800. La traduzione scorretta di canali con l’inglese “canal” (opera artificiale) invece di “channel” (canale naturale) diede avvio a lunghe speculazioni e dibattiti sulla presenza di vita sul Pianeta Rosso, su cui lo stesso Schiaparelli, al contrario di altri, era assai scettico.

Nella terza parte di questa sua vasta ricognizione, l’autore prende in considerazione “travisamenti, imposture e fake news” che nella loro genesi si apparentano ai casi descritti nella prime due sezioni dell’opera, tranne che per le loro dimensioni, spesso riconducibili a diversità di opinioni dottrinali o ideologiche. Anche qui lo spettro dell’indagine è notevolmente ampio: si va dalla gigantesca mistificazione che la Chiesa ha realizzato nella celebre donazione di Costantino a curiosità di tipo lessicale, grammaticale o sintattico come nei casi di Caligola e del suo cavallo “senatore”, a quello delle crociate dei fanciulli o a quello, davvero gustoso, delle “corna” di Mosè”.

Pino Insegno a Bicibicitalia, “nel Lazio ci sono angoli di paradiso da scoprire”

Un viaggio coinvolgente tra le bellezze del paesaggio italiano in bici, un tour delle regioni in compagnia di due conduttori che non sono lo stereotipo dei volti televisivi ma i ragazzi della porta accanto, una coppia anche fuori dal set, l’abruzzese Federico Perrotta, attore teatrale, comico con all’attivo moltissimi spettacoli e la bellissima Valentina Olla, show girl televisiva ed ora attrice teatrale e cantante: ecco che sulla scia delle emozioni approda su Prime Video Bicibicitalia.

Proprio in un momento difficile a causa della recente emergenza Coronavirus che ha colpito il mondo, l’idea di muoversi in bicicletta tra i posti più belli d’Italia dà una visione di turismo sostenibile sia dal punto di vista economico che territoriale. Il progetto nasce dalla intuizione di Stefano Gabriele, regista televisivo e cinematografico romano, titolare di Framexs Multimedia, azienda che da anni è attiva nella produzione di contenuti cinematografici, televisivi e video in senso generale: “l’idea di fondo – come spiega il regista – è quella di raccontare il nostro meraviglioso Paese, soprattutto nelle sue aree meno sfruttate e conosciute, attraverso un mezzo di trasporto ecologico, salutare e fruibile per tutti: la bicicletta. Non una bicicletta sportiva o estrema ma una bici adatta a tutti, alle famiglie, ai ragazzi e agli anziani”.

Federico e Valentina danno vita ad alcune gag e poi, pedalando raggiungono i luoghi che vogliono mostrare. Spesso si soffermano a parlare con persone comuni, anche con le istituzioni ma ancora più spesso incontrano degli ospiti illustri in ogni campo; ed ecco che nel Lazio, la sorpresa per lo splendido scenario offerto da Veio e da Isola Farnese con i suoi elementi da favola, si accompagna ad un fortunato incontro con l’attore e doppiatore romano Pino Insegno che insieme alla coppia ripercorre alcune “tappe” della sua vita professionale e confida ai microfoni di Bicibicitalia: “Questo progetto mi piace molto perché è importante valorizzare il territorio. Dal mio punto di vista, questa, è una regione straordinaria. Ci sono degli angoli di paradiso sconosciuti”.

Piacevole è stata la pausa caffè a Sermoneta, borgo medievale noto per aver superato le gravi crisi economiche negli anni grazie al cinema, infatti è stato ‘set’ per circa 90 film girati in loco dai primi anni del ‘900 ai giorni nostri e tutto il paese era coinvolto nel settore; altrettanto affascinante però è stato il tuffo nel passato offerto da un magico luogo alle porte di Roma dove infatti si trova un piccolo paradiso naturale, oggi conosciuto come ‘Oasi di Ninfa’ che segna una rinascita: un tempo, qui sorgeva un paese medievale ed oggi il paesaggio incanta i visitatori per il suo romantico splendore.

La produzione del programma è targata Format srl e il produttore è Mauro Venditti che ha creduto nel progetto investendo in esso uno sforzo non indifferente: la troupe di 16 persone infatti si è mossa in tutta Italia nell’arco di due stagioni per un totale di 40 puntate (due per ogni regione di lavoro). Autori del programma Berardino Iacovone e Piergiorgio Lalli. La troupe vede la presenza di figure professionali di alto livello come Gianluca Gallucci (D.O.P. e steadycam operator), Iulian Calugaru (D.I.T. e drone pilot), Davide Zucchetti (montatore), Lorenzo Gabriele (colorist) ed Eugenio Vatta autore di alcune musiche ma soprattutto responsabile del mixage audio. Un altro valore aggiunto al programma rappresenta la sigla finale Bicibicitalia composta ed eseguita dai Tetes de Bois. E’ Zenit Distribution a chiudere l’accordo con Prime Video per la diffusione del format. Il tour ‘virtuale’ tra le bellezze italiane di Bicibicitalia è già disponibile su Prime Video.

I SOCI DELLA CLEMENTE RIVA

Ruggero Pianigiani, Anna Rizzello, Susy Giammarco, Sergio Ronci, Paola Mancurti, Germana Linguerri, Letizia De Rosa, Michele Porcaro, Marco Malgioglio, Francesca Faiella, Alessandro Flego, Cristiano Lollobrigida, Aida Loreti, Manuela Perfetti, Elisa Palchetti, Salvatore Dattolo, Agostino D’Antoni, Francesco Graziani, Francesca Gravante, Giusi Badalotti, Daniela Cococcia, Francesca Falvella, Franca Bernardi, Tiziana Di Bartolomeo, Gianni Maritati. Socio onorario: Anna Iozzino

PER PRESENTAZIONI, PREFAZIONI E OGNI TIPO DI PRESTAZIONE E CONSULENZA LETTERARIA, ARTISTICA E GIORNALISTICA,

SI CHIEDE UN PICCOLO “CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’” ALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CLEMENTE RIVA:

Codice Iban: IT 10 N 08327 03231 000000006461

PRISMA. Di Gianni Maritati. Con Ruggero Pianigiani

PER RICEVERE LA NEWSLETTER, MANDARE UNA MAIL A: G.MARITATI@TISCALI.IT

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