GLI ETRUSCHI TRA FASCINO E MISTERO

APPUNTI DI UN APPASSIONATO, RILEGGENDO LA STUPENDA E SUGGESTIVA “INTRODUZIONE ALL’ETRUSCOLOGIA”, A CURA DI GILDA BARTOLONI, PUBBLICATA DA HOEPLI

Di Gianni Maritati

Da ragazzo ho sempre divorato con grande curiosità, e con grande piacere, i bellissimi libri del prof. Massimo Pallottino, l’”inventore” dell’Etruscologia. Poi le gite scolastiche e le visite professionali fra l’alto Lazio e la bassa Toscana mi hanno confermato il fascino, la bellezza, il mistero seducente della civiltà etrusca, la più sviluppata e influente prima di quella romana.

Nel 2012 ho incrociato l’”Introduzione all’Etruscologia” curata da Gilda Bartoloni che non a caso è stata allieva del prof. Pallottino, pubblicata da Hoepli. Un saggio corposo e polifonico che ho riletto con avidità e interesse immutati, anche perché comprensibile anche da parte dei non specialisti della materia. Anzi, mi ha confermato che sugli Etruschi sappiamo tanto da un lato ma ancora troppo poco rispetto a quello che essi hanno scritto, vissuto, costruito, tramandato.

Gli Etruschi sono un felice enigma della Storia: oggetto di continue scoperte, di analisi più approfondite con mezzi sempre più sofisticati e precisi. La loro origine si perde nei secoli precedenti alla fondazione di Roma, il loro speciale culto dei morti sorprende e affascina ancora oggi il visitatore e l’archeologo, il loro andare per mare ha aperto orizzonti nuovi e sconfinati. Le loro tombe soprattutto attirano ondate di turisti, archeologi e studiosi da ogni parte del mondo. Ogni scoperta scientifica risolve un mistero ma ne apre altri dieci, aumentando l’interesse. La civiltà etrusca ha fecondato quella romana, oltre ad influenzare i Greci e l’Oriente. Per questi e per mille altri motivi l’”Introduzione all’Etruscologia” resta una lettura fondamentale e appassionante. Ci accosta ad un popolo colto e raffinato, distribuito su base urbana e unito dalla lingua e da un’origine comune (come i Greci), capace di lasciarci testimonianze magnifiche del loro passaggio e della loro inventiva.

Ricordiamo che il saggio si avvale dei contributi dei più autorevoli docenti di Etruscologia e Antichità Italiche, e che è articolato in due parti: la prima prende in considerazione in modo diacronico lo sviluppo culturale degli Etruschi, dalla formazione urbana sino alla definitiva occupazione del territorio da parte di Roma; mentre la seconda ne approfondisce gli aspetti storico-artistici, religiosi e linguistici.

VI SENTO – L’ARTE DI AMEDEO MIDIGLIANI” DI DIEGO LUSCHI (VIOLA EDITRICE)”

Recensione di Simona Sabene Tuliozzi

Diego Luschi, scrittore livornese laureato in Storia contemporanea è un cultore di discipline umanistiche come la filosofia, la letteratura e l’arte alla quale unisce da sempre la scrittura. Partiamo dalla copertina per poi entrare a piccoli passi nel romanzo. Una copertina che non è soltanto molto elegante, quanto rappresentativa del nostro personaggio Modigliani che è rappresentato sia nella prima di copertina, sia nella quarta, in espressioni diverse. Nella prima di copertina troviamo un Modigliani con un aspetto quasi spavaldo, dipinto dall’artista Gabriele Di Caro, nella quarta un Modigliani riflessivo dipinto dall’artista Francesco Tonarini, ma questo era Modigliani, con le sue sfaccettature! E ce lo ricordano le parole del professor Lamberto Giannini nell’autorevole prefazione in cui sottolinea questo personaggio contraddittorio, pieno di contrasti e incoerenze ma che riusciva a narrare il suo animo con l’arte. Vi sento è un’opera “autorevole”, che rivela la cura a una ricerca metodologica per recuperare tutti i dati che sapientemente l’autore ha collocato in questo scritto. Del resto, Diego Luschi è un appassionato e un cultore di discipline umanistiche e non lascia nulla al caso. Questo romanzo ha una curiosità perché rappresenta una novità editoriale ma è il suo stile narrativo: un flusso di pensieri, parole e azioni, tutte assemblate senza l’uso di certi “canoni” editoriali, come il virgolettato. Si apre nel 1910 con i pensieri di Modigliani sulla Parigi che lo ospita già da tempo e a cui è approdato all’età di 19 anni ma i continui flashback mostrano pian piano l’evoluzione artistica e i pensieri, le difficoltà e anche le frustrazioni di un giovane Modigliani, a Livorno, Firenze e Venezia, città dove si è formato. Purtroppo, soprattutto la città di Livorno, suo malgrado, non ha compreso uno dei suoi figli migliori. Diego Luschi ha avuto l’abilità di trasformare un libro sull’arte di Amedeo Modigliani in un romanzo dove ha fatto uscire l’anima più intima dell’artista al di fuori anche della sfera artistica, sottolineando anche un temperamento tormentato e scontroso come lo era suo nonno. Modigliani, l’artista maledetto, bellissimo, pieno di donne e anche di vizi fino alla morte nel 1920 all’età di 36 anni a causa della tubercolosi. A proposito di cose poco manifeste sugli scritti che riguardano l’artista che tra l’altro sono stati prodotti in grande quantità data la sua grandezza, pare che nessuno avesse prima d’ora provato a raccontare il suo percorso artistico per intero, partendo dalla scultura… Molte persone non sanno che Modigliani è stato un grandissimo scultore, anzi, la sua idea era che la scultura fosse la forma più alta di arte ma la pittura la più immediata. Nel 2020 è stato il centenario della morte di Modigliani, chiamato anche Modì o Dedo e nella sua Livorno più che mai si è parlato di questo grande artista, dunque il mondo della cultura ha assistito, per quanto possibile a causa della pandemia, a un tripudio di manifestazioni. Tornando al suo stile, è stato interessante scoprire che Modigliani all’inizio dipingesse senza avere chiara la percezione dei colori, aveva bisogno di un ambiente empatico e soprattutto doveva entrare in simbiosi con l’ambiente, contrariamente, preferiva rinunciare. I volti che dipingeva erano una sua peculiarità dal significato profondo: quel collo lungo intende rappresentare il giusto compromesso per lasciare alla mente il giusto tempo per volare via…

AA.VV., “LIBERE PER COSTITUZIONE. LE 21 DONNE CHE HANNO FATTO L’ITALIA” (SALANI)

È il 2 giugno 1946, è un grande giorno per l’Italia, ai seggi c’è fermento: per la prima volta in massa anche le donne si recano al voto, per dare forma al futuro del nostro paese. Stringono fiere le loro tessere elettorali, ancora intonse. Attendono pazienti in fila e quando è il loro turno si tolgono il rossetto, per non invalidare nella chiusura della scheda il loro voto. Si vota per la repubblica, ma anche per scegliere i membri dell’Assemblea costituente. Ventuno donne ne faranno parte e il loro contributo alla Costituzione sarà fondamentale. In queste pagine si raccontano le loro incredibili vite, come sono riuscite a nutrire i propri sogni e come hanno lottato per realizzarli. Donne che si sono incontrate sul terreno comune dell’affermazione dei diritti e dell’uguaglianza di tutti, senza alcuna discriminazione, restando unite e superando le diversità in vista di un obiettivo condiviso. Vite comuni e nello stesso tempo sorprendenti che ci incoraggiano a custodire il dono più prezioso che abbiamo ricevuto in eredità: essere cittadine e cittadini liberi che non hanno paura di credere in un mondo migliore e di fare tutto il possibile per costruirlo. Età di lettura: da 8 anni.

IL POLO UNIVERSITARIO DI OSTIA

Il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre ha attivato, nell’ambito del Corso di Studi triennale in Servizi giuridici, un curriculum dedicato alla “Sicurezza territoriale e informatica”, presso il “Polo universitario” di Ostia, sito in via Bernardino da Monticastro, 1.

Il curriculum, finalizzato a incrementare e valorizzare il rispetto della legalità e della sicurezza, mira a coniugare la tradizionale formazione del giurista, realizzata attraverso gli insegnamenti che costituiscono la base fondamentale degli studi giuridici, con una formazione aperta a tutte le più rilevanti tematiche che coinvolgono, dal punto di vista del diritto, il tema della sicurezza, rispondendo così ad una domanda che proviene da tutte le professioni “securitarie”.

In questo senso, il curriculum è volto sia alla formazione di professionisti interessati a intraprendere quelle attività che tradizionalmente si ricollegano al tema della sicurezza (forze di polizia, organizzazioni internazionali, soggetti pubblici o privati che agiscono nel campo del diritto umanitario) sia alla formazione di quelle figure di più recente emersione, a fronte delle esigenze proprie della sicurezza informatica (responsabili dati personali, esperti nella sicurezza del lavoro, responsabili della protezione cibernetica, esperti in crimini informatici).

Il Dipartimento di Ingegneria Industriale, Elettronica e Meccanica offre, presso il Polo di Ostia dell’Università degli Studi Roma Tre, uno specifico percorso didattico di Ingegneria altamente specializzato nell’ambito delle tecnologie industriali per la valorizzazione delle risorse marine, e lo sviluppo delle relative infrastrutture in ottica di sostenibilità ambientale e di sviluppo ecocompatibile, in linea con gli indirizzi strategici Blue Growth dell’Unione Europea, finalizzati a supportare la Blue Economy che in tutto il mondo è in fase di grande espansione.

Nel panorama internazionale la formazione su tematiche di Ocean and Marine Engineering è ben consolidata; al contrario, nel nostro paese, sono attivi solamente pochissimi corsi di laurea che si focalizzano su alcuni di questi argomenti, pertanto il percorso attivo ad Ostia è l’unico ad offrire un quadro completo in Ocean Engineering.

L’offerta formativa proposta presso il Polo comprende un Corso di Laurea triennale in Ingegneria Meccanica con un curriculum Tecnologie per il Mare ed un Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica per le Risorse Marine.

VALERIO AIOLLI, “A FIRENZE CON VASCO PRATOLINI. BACI, SPARI E ALTRE FORME D’AMORE”, PERRONE EDITORE

Il viaggio nei luoghi di Vasco Pratolini passa attraverso le suggestive vie di Firenze, provando a recuperare voci e suoni degli antichi mestieri che ne animavano le strade. Mettendo in scena in presa diretta la Firenze della prima metà del Novecento, Valerio Aiolli con questo volume narra il cuore nero, pubblico e privato, del carattere italiano.

L’occasione per farlo sono i libri e i luoghi dello scrittore fiorentino, profondo e popolare, di cui si tracciano le coordinate spazio-temporali a partire dalle sue pagine: i bar, le locande, i volti e gli echi lontani di quelle atmosfere. Tra baci, spari e altre forme d’amore. Un omaggio a quella guida sentimentale di Firenze che Pratolini aveva in mente e che non scrisse mai, ma anche un modo per ripercorrere il filo sottile che lega eventi personali e mutamenti collettivi.

Valerio Aiolli racchiude la città in questo libro che è un dialogo a due voci, tra passato e presente, riportando alla luce lo spirito verace di un luogo che, seppur segnato dal tempo, conserva ancora le tracce e i fantasmi delle opere dello scrittore partito da via de’ Magazzini.

IL LIBRO DELLA SETTIMANA 

PRISMA. Di Gianni Maritati. Con Ruggero Pianigiani

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IL LIBRO DELLA SETTIMANA 2

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