LA FESTA DEL LIBRO DI OSTIA IN TV (DA GIULIANO TESTA)

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IL LIBRO (UNA RIFLESSIONE DI RUGGERO PIANIGIANI)

Il libro. Quel compagno silenzioso, che ti porta in mondi lontani senza muoversi di un millimetro. È come un passaporto per l’immaginazione, un viaggio senza restrizioni di tempo o spazio. Ma non fatevi ingannare dalla sua copertina polverosa o dalle sue pagine ingiallite. Il libro è un tesoro nascosto, pronto a svelare i suoi segreti solo a coloro che hanno il coraggio di aprirlo. E che dire dei suoi personaggi? Sono come vecchi amici che ti accolgono a braccia aperte ogni volta che riguardi le pagine. Ti fanno ridere, piangere, arrabbiare, e ogni tanto ti spingono a riflettere sulla vita stessa. Sono più reali di molte persone che si incontrano nella vita di tutti i giorni. Sono come specchi riflessi della nostra stessa natura, riflessi che ci costringono a confrontarci con i nostri desideri, le nostre paure, le nostre ambizioni. Attraverso di loro, scopriamo pezzi di noi stessi che non sapevamo esistessero e ci immergiamo in un dialogo intimo con la nostra anima.

Il libro può anche essere una tentazione irresistibile. Ti cattura con la sua trama avvincente eLIBRI prima che tu te ne accorga, sei immerso in un vortice di emozioni e avventure. È come un incantesimo, una volta che inizi è difficile liberartene, perché il libro può anche essere un labirinto oscuro, ci avvolge con le sue enigmatiche trame, rimanendo intrappolati in un intreccio di significati nascosti e simbolismi sfuggenti. È come una danza con l’ignoto, una danza che ci spinge a esplorare le profondità della nostra stessa coscienza.

ll piacere di sfogliare le pagine, di immergersi nell’odore dell’inchiostro e della carta, di sentire il peso del libro tra le mani come un carico prezioso. È un’esperienza tattile che ci connette con la nostra stessa umanità, con la nostra storia, con il nostro essere.

Quindi, amici miei, non sottovalutate mai il potere del libro. È molto più di un semplice oggetto inanimato. È un viaggio verso l’infinito, un compagno di viaggio che ci accompagna lungo il sentiero della conoscenza e della comprensione. E come ogni grande viaggio, richiede dedizione, curiosità e apertura d’animo. Ma le ricompense che offre sono infinite, e il viaggio stesso è un dono prezioso che arricchisce la nostra esistenza.

Ruggero Pianigiani

 

MARIO CARIA, I COLORI NEL SANGUE (Prefazione)

Di Gianni Maritati

Ingiustamente ignorato dagli storici e dai critici del fumetto e dell’illustrazione (a parte qualche luminosa eccezione come Giuseppe Pollicelli, Alberto Becattini e Alessandro Tesauro), Mario Caria deve riconquistare ora il suo posto di assoluto rilievo nel panorama artistico italiano del secondo Novecento. Lo scopo di questa pubblicazione è proprio quello di farlo conoscere di più e meglio ad una più vasta platea di ammiratori e di studiosi, di farlo apprezzare – com’è giusto che sia – non solo dal numeroso pubblico degli appassionati e dei collezionisti.

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L'AVVENTURA ARTISTICA DI MARIO CARIA (COP)Soprattutto con le sue copertine degli albi dedicati a celebri personaggi come Mandrake, Gordon, l’Uomo mascherato e il Principe Valiant, Mario Caria ha contribuito all’elevazione del fumetto ad autonoma forma d’arte e a grande letteratura popolare: specchio delle trasformazioni sociali e dei fermenti culturali. Ma anche le copertine da lui realizzate ad un ritmo prodigioso e destinate a romanzi e racconti di vari generi, dal giallo all’horror, hanno dato un valido apporto al diffondersi della passione per la lettura, alla scoperta di nuovi autori italiani e stranieri, al corroborante nutrimento dell’immaginario collettivo. Per non parlare poi dei tanti altri aspetti della sua estesa e ancora in buona parte inedita produzione artistica: i quadri, i poster cinematografici, i bozzetti per le scenografie di vari film, il materiale illustrativo destinato alla pubblicità e alle videocassette, i calchi. Una produzione enciclopedica, ricca di suggestioni estetiche e di spirito innovativo, sorretta da un talento immenso e da una curiosità inesauribile.

Ripercorriamo dunque la parabola umana e artistica di Mario Caria, scopriamo quali erano i suoi modelli, i suoi punti di riferimento, e proponiamo le testimonianze di familiari ed esperti che lo hanno conosciuto, amato, apprezzato. Per la parte grafica, come per le fonti, ho scelto di avvalermi qui del materiale iconografico (soprattutto foto d’epoca e quadri) fornitomi dalla famiglia e, come ho accennato, in gran parte inedito.

Fanno eccezione, in particolare:

l’intervista televisiva realizzata da Gianni Marini per la Rai, e in particolare per la Testata giornalista regionale del Lazio nel 1992 (disponibile su YouTube);

l’articolo-intervista di Giuseppe Pollicelli apparso sulla rivista “Fumetti d’Italia” nel 1994;

la copertina del libro di Alessandro Tesauro “Fratelli Spada Editori: un archivio di classici” (Alessandro Tesauro editore, 1999);

la mia collezione privata di fumetti “Gordon” (i primi 16 numeri, riedizione del 1977-1979);

l’altra mia collezione privata riguardante trenta copertine originali della collana dedicata ai Narratori americani;

tre illustrazioni di Mario Caria, gentilmente avute da Alberto Becattini, che accompagnano “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne, proposto a puntate dagli Editori Spada in allegato a “Gordon”;

le copertine delle copie in mio possesso dello stesso romanzo di Verne e di quello di Emilio Salgari “Il corsaro nero” (1977);

le copertine di Mandrake e dell’Uomo mascherato pubblicate sullo Speciale SmeraldArte del 2007.

Mario Caria aveva veramente i colori nel sangue: la padronanza assoluta della tecnica si fondeva con una immaginazione sempre fertile, accesa, quasi incontenibile.

TORNA IN LIBRERIA “LA LUNA NELLE BARACCHE” DEL MAESTRO ALBERTO MANZI A 100 ANNI DALLA NASCITA (EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA)

la luna nelle baracche (cop)

Pubblicato la prima volta nel 1974 e mai più ristampato, La luna nelle baracche è il primo romanzo di un ciclo sudamericano in cui Alberto Manzi rielaborò narrativamente situazioni e personaggi incontrati nella sua esperienza – durata molti anni – di volontario tra i campesinos e gli indios del Sud America.

Qui Pedro, indio e bastardo, è il più forte e instancabile contadino del villaggio. Sa leggere e scrivere, ma secondo alcuni pensa e parla troppo. Le sue parole fanno vedere cose nuove, coraggiose, e rivendica per i suoi compagni quel tanto di alfabetizzazione che basterebbe per potersi iscrivere al sindacato e riuscire a difendere i propri diritti. Pedro diviene così il simbolo della resistenza di un popolo che vive in condizioni disumane, privato dei diritti fondamentali, sfruttato da proprietari terrieri che ricorrono sistematicamente alla violenza sugli uomini, sui ragazzi. Un popolo in cui i bambini nascono già segnati, dove le donne, le madri sono ancora più impotenti perché costrette al fuoco, al pozzo, alla cucina, all’infermeria, ai riti superstiziosi. Dove non c’è speranza di ribellarsi al padrone.

Alberto Manzi (1924-1997), maestro e pedagogista, autore di Orzowei e di innumerevoli pubblicazioni per adulti e ragazzi, diviene famoso negli anni Sessanta con il programma televisivo Non è mai troppo tardi, ideato dalla Rai per contrastare l’analfabetismo. Alla metà degli anni Cinquanta si era recato per la prima volta in America Latina per studiare le formiche della foresta amazzonica. Lì aveva scoperto la condizione dei contadini analfabeti, sfruttati, poveri e privi di diritti. E per molte estati, nel corso di vent’anni, si era recato in quei luoghi per fare scuola.

editoriale@storiaeletteratura.it – tel. 06/39670307 – www.storiaeletteratura.it

alberto-manzi-conduce-non-e-mai-troppo-tardi

IL LIBRO DELLA SETTIMANA

ENCICLOPEDIA DEL FANTASY COP_

PRISMA. Di Gianni Maritati. Con Ruggero Pianigiani

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