PRISMA – Anno XV – Numero 489 – 11 maggio 2024

NUMERO SPECIALE

GUIDO BACCELLI: RICERCA STORICA DI ALESSANDRO TESTA

DA UN’IDEA DI GIULIANO TESTA

Guido Baccelli non fu soltanto un medico e un politico, ma anche e soprattutto un protagonista della storia d’Italia. Nato a Roma nel 1830, fece il suo ingresso in politica nel 1861, quando fu eletto come deputato. Ricoprì la carica di Ministro dell’Istruzione per ben sette volte, ma fu anche ministro dell’agricoltura, dell’industria e del commercio. Il suo fervente attivismo lo spinse a promuovere iniziative in ambito culturale, artistico, scientifico e sanitario, realizzando opere al servizio del bene comune come la celebre Passeggiata Archeologica e il Policlinico Umberto I.

Come medico diede impulso a vari campi, tra i quali evidenziamo la lotta alla malaria: a lui si deve l’invenzione del chinino, che contribuì in maniera determinante alla cura della malattia. Guido Baccelli morì a Roma nel 1916, lasciando un’eredità di amore per il suo Paese che perdura ancora oggi.

Se intendiamo la politica nella definizione che pone il servizio alla collettività al centro della propria funzione, Guido Baccelli ne costituisce senz’altro un fulgido esempio. Tornando all’iniziativa della “Passeggiata Archeologica”, possiamo affermare che questo progetto di valorizzazione urbanistica della zona monumentale antica di Roma fu determinante tanto per valorizzare la Capitale quanto per permettere ad ogni cittadino di godere al meglio della sua bellezza. L’iniziativa prevedeva la creazione di una vasto parco archeologico che partendo dai Fori Imperiali conducesse direttamente sulla Via Appia Antica.

Seppur non trovando totale realizzazione a causa di impedimenti economici e politici, è proprio grazie a Guido Baccelli se oggi possiamo ammirare il Pantheon in tutto il suo splendore, riscoprire l’area del Colosseo nel suo fascino più autentico o rimanere estasiati davanti ai capolavori custoditi nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna, al quale si deve la costruzione.

In riconoscimento di queste importanti opere di valorizzazione menzioniamo il Viale a lui dedicato proprio nel cuore di Roma, “Viale Guido Baccelli”, sopra le celebri Terme di Caracalla.

Le motivazioni che ispirarono Baccelli nel perseguire l’intento di innalzare il Patrimonio Culturale di Roma risiedono nello spirito aperto e democratico che ha animato l’intero percorso del suo operato. Ciò che emerge è il ritratto di un personaggio dal quale la Politica odierna potrebbe e dovrebbe cogliere esempio, ponendo l’interesse del Paese al centro delle priorità.

Volgendo lo sguardo in ambito sanitario, la visione futuristica di Guido Baccelli portò all’edificazione dell’Ospedale Universitario Umberto I, tra i più antichi della Capitale. Fu un progetto straordinariamente innovativo, in quanto concepiva l’idea di unificare le cliniche mediche della Città in un unica Struttura che conciliasse il benessere e la cura dei pazienti con la più alta formazione medica a cui gli studenti potessero ambire a quel tempo. Fu cosi che, dopo circa 20 anni di lavori, il Policlinico vide la luce nel 1903, quando fu ufficialmente inaugurato alla presenza del Re Umberto I, dal quale prese il nome.

In forza della sua Laurea in Medicina e chirurgia, Guido Baccelli si rivelò essere un pioniere del settore non soltanto grazie alla scoperta del chinino – che salvò milioni di vite dalla devastante piaga della malaria – ma anche grazie all’impulso dato all’ossigenoterapia, utile nella cura di alcune malattie respiratorie, cardiache e nervose. Sperimentò questo rivoluzionario approccio terapeutico su alcuni pazienti, ottenendo risultati positivi. C’è da aggiungere che l’ossigenoterapia fu somministrata in modo complementare alla terapia endovenosa introdotta da egli stesso nel 1854 e perfezionata al punto da somministrare con successo sostanze utili a combattere, oltre alla malaria, anche colera, febbre tifoide e tetano.

Ampliando la prospettiva sul servizio che Guido Baccelli rese al Paese notiamo come la passione che animò la sua linea politica fu sempre improntata verso la promozione di valori cardine, tra i quali annoveriamo l’istruzione giovanile, che trovò concretizzazione nella riforma dei programmi scolastici da lui voluta negli anni compresi tra il 1894 e il 1899, quando ricoprì la carica di Ministro dell’Istruzione. Uno degli aspetti della riforma scolastica fu l’introduzione del lavoro educativo, cioè di attività come la coltivazione dei campi o dei cosiddetti lavori donneschi, finalizzati a stimolare curiosità, osservazione e creatività degli alunni. Possiamo dire che Guido Baccelli si rivelò precursore anche in questo ambito, in quanto la riforma dei programmi scolastici fu animata da una visione della Società che aveva lo scopo di attualizzare la scuola secondo le esigenze economiche e sociali del tempo, integrando la collaborazione delle famiglie degli studenti nell’ambizioso progetto.

Tra le altre iniziative di carattere sociale figura anche l’introduzione della Festa degli Alberi da lui voluta nel 1898, quando ricopriva la carica di Ministro dell’Istruzione. La Festa degli Alberi fu istituzionalizzata con la Legge Forestale del 1923, a riprova della grande importanza che rivestiva e che riveste ancora oggi sia per la valorizzazione e la tutela del patrimonio naturalistico del nostro Paese, sia nel promuovere il rispetto per l’Ambiente.

Fin qui abbiamo visto come Guido Baccelli si adoperò attivamente per promuovere il benessere sociale del Paese, ma la visione d’insieme dei valori che ispirarono la sua azione politica coinvolse anche i cosiddetti piccoli centri, ovvero le Comunità locali che sappiamo essere il vero tessuto identitario dell’Italia. È il caso di San Vito Romano, affascinante borgo medioevale alle porte di Roma dal quale la famiglia di Guido Baccelli ebbe origine e in cui lui stesso rivestì un ruolo molto importante a motivo dei servizi resi ai suoi cittadini.

Ma procediamo con ordine: Guido Baccelli era nipote di Mattia Baccelli, che nel 1648 si era stabilito a San Vito Romano in quanto amministratore patrimoniale dei Marchesi Theodoli.

Guido Baccelli amava trascorrere proprio a San Vito Romano i suoi periodi di relax, durante i quali ospitava amici e colleghi nell’appartamento di sua proprietà.

Al livello pratico, sappiamo che nel 1902 fu nominato Presidente Onorario della Commissione Pro edificando la prima Camera di Pronto Soccorso. Grazie al suo contributo la Commissione riuscì a reperire le risorse economiche per la realizzazione dell’opera, inaugurata nel 1904.

Fu un’iniziativa di grande rilevanza in ambito medico-sanitario, in quanto permise una migliore qualità di vita della popolazione sanvitese. In onore di questo forte legame, il Comune di San Vito Romano ha intitolato una Via e una Scuola a Guido Baccelli e nell’ormai lontano 2012 gli dedicò anche una Mostra, con l’obiettivo di conferire maggiore valorizzazione alla sua figura.

Tutte le iniziative fin qui prese in esame lasciano intravedere la grandezza di un personaggio storico forse poco noto al grande pubblico, ma che merita senz’altro maggiore visibilità e riconoscimento in virtù del bene arrecato al Paese e della propensione alla Cultura come strumento di emancipazione sociale. Tra le opere culturali di maggior rilievo troviamo veri e propri trattati di medicina scritti di suo pugno, nonché articoli a carattere scientifico e politico che sono fonte di consultazione anche per gli studiosi di medicina e sanità pubblica odierni.

L’opera forse più importante ai fini divulgativi è senz’altro “Monografia della Città di Roma e della campagna Romana” che pubblicò nel 1881. Tra le sue pagine troviamo una descrizione dettagliata ed accurata della Città di Roma e delle campagne circostanti. Una descrizione ben documentata che prende in esame e fornisce interessanti informazioni sugli aspetti storici, politici e sociali della Città a partire addirittura dalla fondazione. Parliamo quindi di un trattato di straordinaria intelligenza ed ambizione che ha contribuito a formare l’immagine moderna della Capitale.

Fino ad ora abbiamo raccontato Guido Baccelli seguendo la documentazione storica in nostro possesso, ma c’è un modo più coinvolgente per comprendere gli ideali che mossero il suo operato, ed è ascoltando direttamente le sue parole. Le troviamo in un breve ma significativo discorso pronunciato ad un banchetto politico offerto dagli elettori del III Collegio di Roma il 17 marzo 1897, nella Sala Umberto I. Discorso che riportiamo integralmente:

“Signori, avete voluto onorarmi con questo banchetto, e io ringrazio di cuore i signori elettori del III collegio di Roma, che mi hanno rieletto con un voto di fiducia così largo.

Questa fiducia mi obbliga a lavorare sempre più per il bene di Roma e dell’Italia.

Nella mia vita politica ho sempre cercato di seguire i principi di libertà, giustizia e progresso.

Credo che questi principi siano fondamentali per la costruzione di una società più giusta e più equa.

In particolare, credo che sia necessario migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, garantire l’istruzione a tutti e tutelare la salute pubblica.

Per quanto riguarda la salute pubblica,

ho già fatto molto per migliorare la situazione a Roma.

Ho creato il Ministero della Sanità, ho aperto nuovi ospedali e ho introdotto nuove misure di prevenzione delle malattie.

Ma c’è ancora molto da fare.

Dobbiamo continuare a combattere la malaria, la tubercolosi e le altre malattie che affliggono la popolazione.

Dobbiamo anche promuovere la cultura della salute, affinché le persone siano più consapevoli dell’importanza di una vita sana.

Sono certo che, con il vostro aiuto, potremo raggiungere questi obiettivi.

Grazie ancora per la vostra fiducia.

Viva Roma! Viva l’Italia!”

Da queste parole possiamo dedurre la fermezza dei suoi principi politici, valori che restituiscono l’immagine di un uomo di straordinaria coerenza.

Notiamo come la giustizia e il progresso rivestano grande importanza, un impegno teso non solo a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, ma anche nel garantire l’istruzione a tutti i cittadini e promuovendo iniziative volte alla tutela della salute pubblica.

Dalla verbalizzazione di questi ideali si evince come Baccelli sia fermamente convinto del ruolo giocato dallo Stato nel contesto del progresso sociale, un ruolo cruciale e determinante.

Questo discorso rappresenta senz’altro una pietra miliare nella storia della politica italiana, ma è importante fare una doverosa precisazione: nel passaggio dove afferma di “aver creato il Ministero della Sanità”, non intendeva dire di aver fondato il Ministero della Sanità in quanto organo amministrativo, ma di aver promosso una serie di iniziative per la tutela della salute pubblica in qualità di ministro della pubblica istruzione e di deputato di Roma.

Baccelli usò il termine “Ministero della Sanità” in senso figurato per avvalorare il suo impegno personale e politico a favore della salute pubblica, non per rivendicare la titolarità di un’istituzione non ancora esistente.

Chiarito questo aspetto, possiamo affermare che Guido Baccelli fu uno dei primi politici a dare priorità alle questioni sociali, fino ad estendere il proprio operato in ambiti diversi dalla carica istituzionale. Abbiamo visto che oltre ad essere un politico di spessore che si occupò di agricoltura, istruzione, arte e beni culturali fu un medico che si dedicò con premura alla cura delle persone e alla diffusione della cultura scientifica, nonché uno dei maggiori artefici della trasformazione di Roma in Capitale d’Italia, incentivando la costruzione di edifici pubblici, il restauro di monumenti e giardini e fondando veri e propri musei, come la Galleria Nazionale d’Arte Modena.

Oggi possiamo ancora vedere le tracce della sua visione e apprezzare il suo contributo alla bellezza di Roma. Nella Capitale sono presenti diverse iscrizioni alla sua memoria, ma l’installazione architettonica di maggior rilievo è senz’altro un vero e proprio Monumento situato in piazza Salerno, nel quartiere Nomentano, realizzato da Attilio Selva e inaugurato nel 1930: in esso troviamo una delle più grandi testimonianze della sua statura istituzionale.

Guido Baccelli fu un esempio di politica intesa come servizio al bene comune, e di cultura come strumento di emancipazione e di progresso. La sua figura ci ricorda che la Storia non è fatta solo di grandi eventi, ma anche di grandi uomini, che con il loro impegno e la loro passione hanno lasciato un segno indelebile nel nostro Paese.

PRISMA. Di Gianni Maritati. Con Ruggero Pianigiani

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